Perchè TradizionalPopolari

Introduzione al libro sulla storia del Partito Tradizional Popolare scritta da Prof. Tommaso Romano che esprime anche il senso delle nostre prese di posizione.

La breve ma intensa stagione legata alla vita del Partito Tradizional Popolare (nato dalla confluenza di Tradizionalismo Popolare e da Alleanza Etica nel gennaio 2011, con all’attivo la partecipazione con nostro simbolo e lista a competizioni elettorali) e che ora è stata meritoriamente raccontata in queste pagine dai carissimi Nino Sala e Vito Mauro, è stata certamente una tappa significativa di un Progetto, non solo politico, che ha coinvolto e coinvolge molti di noi, a tutti i livelli, a cominciare da quello esistenziale, spirituale e culturale e che ha visto una militare scelta e generosa pattuglia di uomini e donne, che ringraziamo con autentico cuore amico. Essere uomini e donne della Tradizione comporta responsabilità e disponibilità al sacrificio, certezza che il successo mondano non è alla portata immediata e non è per nulla essenziale e che il cammino dell’anima, nella complessità e nella dura decadenza dei tempi che viviamo, comporta un supplemento di duro impegno, di nobili ideali da non smarrire, ma anche e in particolare, di un sano e robusto realismo da tramandare in opere. È per questo che l’esecutivo del P.T.P., consultando gli iscritti, ha deciso di rinnovare – senza pentimenti e passi indietro e con rinnovato seppur più meditato slancio – la sua “ragione sociale” modificando in parte il nostro pur glorioso e simbolico nome di “Partito” in quello comunitario e identitario “i Tradizionalpopolari”. Le ragioni di tale non facile scelta, sono essenzialmente due: la modifica liberticida della legge elettorale che sul piano nazionale e locale, soffocando le minoranze, le opposizioni radicali come la nostra, non consente come Partito strutturato (e senza mezzi, come è stato il nostro) la partecipazione ai momenti fondanti che creano le rappresentanze a seguito di consenso elettorale. Le oligarchie – della c.d. destra e della c.d. sinistra – unite in modo semplificatorio e giacobino, tarpano così le ali alle frange della vita politica e sociale. È doloroso, ma assolutamente realistico quindi, lasciare libertà anche di doppia tessera (secondo scelta e coscienza individuale), ad ognuno dei nostri iscritti e amici che vuole ulteriormente (e per molti versi giustamente), misurarsi concretamente nell’agone politico, contro la sovvertitrice rivoluzione in atto. Chi più, chi meno della dirigenza del P.T.P., ha avuto nel tempo coraggio di esprimersi, candidandosi, avendo responsabilità pubbliche di riguardo e militando anche da semplice iscritto o aderente. Torniamo così allo spirito originario che vive in alcuni e più anziani fra di noi, fondare gruppi e associazioni (a cominciare da Azione Tradizionale, 1972) che in un quarantennio hanno avuto il battesimo di sigle diverse (R.C.T.M. fino al P.T.P.) ma che, in sostanza, hanno seguito – nella naturale maturazione – un comune indirizzo: radicamento nella tradizione, spirituale sacralità, scelta non negoziabile per la vita e il diritto naturale. È l’orizzonte, non certo vicino di una Restaurazione – meglio, di una instaurazione – dei principi eterni e quindi sempre nuovi fondati sulla Regalità (a cominciare da quella di Cristo Re), sull’Ordine Civile, sul senso comunitario, che si manifestano nel servizio ma anche nelle gerarchie naturali, nei doveri, nel riconoscimento anche sociale della qualità, del merito, dell’identità, per affermare la smarrita sovranità dei popoli (anche finanziaria, monetaria, oltre che politica) di contro ad un modello astratto di universalismo e, peggio, ad una concreta soggezione, ad una subalternità al modello americano e al dominio tecnocratico delle oligarchie che dominano in Europa. È quindi venuto il momento di riprendere – anche ufficialmente, perché già da mesi dibattevamo sul che fare – un cammino che forse si adatta di più alle nostre peculiari caratteristiche, lontani come siamo da intrighi, affarismi e dalla piccola, modestissima pratica “politica” di gruppi, partitoni e partitini odierni, anche schierati –apparentemente – contro lo status quo. Non permettendoci, peraltro, in tale contingenze di giudicare alcuno per le opzioni individuali, già operate e auspicabilmente operabili nel futuro. In tale materia è proprio giusto ricordare che non abbiamo alcun titolo per giudicare. Ma, appunto, in tali contesti, non certo in materia dottrinale o, ancor più grave, riferendoci al deposito della fede. La prospettiva che ci proponiamo di svolgere adesso, sarà ancor più Metapolitica, facendo tesoro di un patrimonio di idee ed esperienze, di vocazione e di cultura che metteremo a disposizione – come sempre, del resto – ove sarà possibile proporre e scrivere un libro o un articolo, partecipare ad un convegno, organizzare eventi e piccoli seminari di formazione, fondare riviste, blog, siti internet, case editrici, comitati, collaborare all’emittenza radiotelevisiva, usare insomma i media e le loro oggettive potenzialità, che il nostro “mondo” – superando qualche stantio pregiudizio – sta cominciando globalmente a far fruttare per la nostra Causa comune.

Senza settarismi e patriottismi di etichetta.

La verità la contempliamo in Dio che è verità come in Gesù Cristo che a noi si manifesta come Verità. Quella degli uomini che si considerano gli unici, “depositari di verità” la aborriamo da sempre. Nessun feticcio, allora, pur restando intimamente e coscientemente (anche nell’azione) parte chiaramente autonoma. Ma, da oggi, non più partito politico organizzato come tale. Ad altri il compito nodale di rappresentare anche le nostre istanze, anche se obiettivamente vediamo solo intorno a noi una babelica confusione fra alcune buone opinioni e troppe fallaci operazioni trasformistiche o di mera sopravvivenza. Tuttavia, essere lievito di progetto, prospettiva, programma, saper analizzare, formare, indirizzare non sarà – come non è stato – effimero modo di essere e agire.

Rafforzeremo una strategia più ampia, coinvolgente (atteso l’individualismo cronico di un certo ambiente, a parole vicino, in realtà chiuso nella propria inconcludenza) che – nel clima dissolutivo in cui fondammo alle Palme di Palermo, il P.T.P. – oggi ci appare ancora più bisognoso di nuovi e più ampi, convergenti interventi, meno recintati anche di fronte alla realtà all’immaginario collettivo (di cui bisogna seriamente, sempre, tenere conto se non si vuole scivolare nell’utopismo becero) che rifiuta la partitocrazia.

Con questo auspicio lanciamo a tutti l’invito a una nuova campagna di opinione e di adesione e sostegno al soggetto libero “ i Tradizionalpopolari”, per rendere efficace, fruibile il nostro bagaglio di idee ed esperienze e dare così più ariose prospettive alle nostre idee e valori e alle nodali battaglie da continuare, come è nella nostra storia.

Per essere e restare un piccolo, ma non effimero faro di speranza, nel buio della notte che tenta tutto annullare.

Tommaso Romano

Perchè TradizionalPopolariultima modifica: 2017-02-05T16:04:24+01:00da torreecorona