Mario Draghi ovvero: quando il lupo dice bravo all’agnello che sta sbranando!

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 Le dichiarazione di Mario Draghi sulla manifestazione del 14 ottobre e sulla degenerazione violenta, che noi condanniamo con forza, cioè “Se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent’anni e sono senza prospettive” sono quantomeno offensive per l’intelligenza di chi le legge in quanto chi rivestiva la carica di Governatore della Banca d’Italia e tra poco quella della Banca Centrale Europea, è sicuramente uno dei responsabili della crisi stessa per mancato controllo sulle banche stesse culpa in vigilando si definisce. D’altronde io non gliene faccio una colpa in quanto essendo la Banca d’Italia un istituto privato e non pubblico la cui proprietà è divisa così

Partecipante Quote Voti
Intesa Sanpaolo S.p.A. 30,3% 50
UniCredito Italiano S.p.A. 22,1% 50
Assicurazioni Generali S.p.A. 6,3% 42
Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 6,2% 41
INPS 5,0% 34
Banca Carige S.p.A. 4,0% 27
Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 2,8% 21
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 2,5% 19
Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 2,1% 16
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. 2,0% 16

come avrebbe potuto dire ai suoi padroni: attenti che qui si sta andando oltre il limite della decenza? e quando difende la finanza dicendo che “Se la prendono con la finanza come capro espiatorio. Ma li capisco: hanno aspettato tanto. Noi, all’età loro, non lo abbiamo fatto” io non capisco con chi bisogna prendersela? se non con chi ha messo in moto il sistema che invece di diminuire il debito non fa che accrescerlo grazie al signoraggio della banca centrale europea, che per una banconota da 100 euro spende 30 centesimi ma che dagli stati nazionali nè chiede, alla restituzione, in cambio 102,5? il signoraggio su una singola banconota è di €102,5 – €0,30 = €102,2! Allora caro Draghi prima di esternare pensi a quanti a causa di tutto ciò perderanno il posto di lavoro o peggio non lo avranno mai! Adesso è arrivato il momento di chiedere l’uscita da questa Europa e dall’Euro che ci sta uccidendo riacquisendo la nostra piena sovranità monetaria perchè? Ricordate le 500 lire di carta, con il Mercurio Alato? Quelle erano dello Stato, erano nostre, non dovevamo restituirle a nessuno e nessuno ci chiedeva interessi a fine anno, cosa che puntualmente fa la BCE. Non c’era scritto «Banca d’Italia» ma «Repubblica Italiana – Biglietto di Stato a corso legale». Le firme erano del Direttore Generale del Tesoro, del Cassiere Speciale e c’era il visto della Corte dei Conti. Invece nelle banconote emesse dalla Banca d’Italia le firme sono del Governatore e del Cassiere, che sono Privati e non fanno parte dello Stato!

Nino Sala

Mario Draghi ovvero: quando il lupo dice bravo all’agnello che sta sbranando!ultima modifica: 2011-10-16T23:53:00+02:00da torreecorona
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3 pensieri su “Mario Draghi ovvero: quando il lupo dice bravo all’agnello che sta sbranando!

  1. Mi piace pensare all’economia e mi piace pensarla come ho sempre fatto in oltre trent’anni di impiego presso il ministero del Tesoro. Infatti, è dal 1977 che vivo questa condizione impiegatizia. Ahimè. Una condizione che mi ha visto intellettuale non protagonista di qualsivoglia vicenda politica importante si attribuisce alla storia italiana. A cominciare dal Min. Tesoro dominato dalla D.C., alla cooptazione dela Min. del Bilancio e Programmazione Economica, dalla eliminazione della Partecipazioni Statali alla pazzesca soppressione della Cassa per il Mezzogiorno, dalla Seconda Repubblica e Privatizzazione dei beni di proprietà dello Stato, alla terza Repubblica alla sparizione del Banco di Sicilia dopo il ribaltone di Oscar Luigi Scalfaro e quindi il governo fantoccio di D’alema, la soppressione del Provveditorato Generale dello Stato e di nuovo la Presidenza del Consiglio a Silvio Berlusconi con la nascita del Ministero dell’Economia e delle Finanze che opera una saldatura nominlistica tra la gestione amministrativa del denaro pubblico e quella fiscale. Nel frattempo, ho financo creduto che la lotta alla mafia dopo l’omicidio del Generale dalla Chiesa avesse preso la piega di un andazzo irreversibile e serio, italianamente dignitoso al punto da perdere il canonico connotato di Paese all’acqua di rose. Insomma, Falcone e Borsellino avrebbero definitivamente pulito l’Italia dalla criminalità organizzata subito dopo la bocciatura della “Lira Pesante” di Bettino Craxi. Le “Mani pulite” di Ant. Di Pietro costituivano il naturale proseguimento dell’arte della giustizia in italia che avrebbe inferto i colpi di grazia tanto ai delinquenti politici quanto a quelli ortodossi, che intanto partecipano attivamente alla sagra del pentitismo. Invero, tanti anni di speranzosa legalità si riveleranno un bluff madornale: l’Italia si trova strozzata in una paralisi amministrativa e politica incredibile. In altre parole, nulla è cambiato e “il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, va in ristampa. Il mio intellettualismo passa dalla immaterialità del neonumeno economico-politico, alla materialità di un saggio che costruisce le infrastrutture al sommerso istituzionale che è un intero pianeta, un universo di uomini e cose che remiga contro il popolo italiano e contro ogni speranza di legalità offerta dalla serie di micro riforme culturali che l’apparato istituzionale e la sicurezza interna dicono di mettere in atto. La mia opera discriminatoria spiega come ha operato e opera “lo sciacallaggio dogmatico e la delazione preterintenzionale”, meccanismi del potere che inseguono la restaurazione dell’inamovibilità degli uomini al governo. Io, me medesimo, oltre a piangere lacrime disilluse, rido; forse è disperazione, ma ho fatto l’bitudine ai tormentoni e alle masnade di pedissequi che subiscono la gerarchia e la burocrazia senza capire niente di quanto impoveriscono moralmente ed economicamemte l’Italia (a loro insaputa, ma sempre più allo sbaraglio). In altre parole, il lavoro nobilita l’uomo e non la produzione nè la redistribuzione delle ricchezze. Il lavoro così inteso, decade al giudizio di valore di routine e, scusatemi la crudezza, siamo all’apice del sofismo. La fine dell’iter sfocia nella rivoluzione monetaria dell’Euro che è un parto molto italiano di una rivoluzione economica davvero populista, almeno sulla carta e per le previsioni di sviluppo ultranazionale. Queste intenzioni, però, furono dei politici, ma non delle banche e dei principali operatori commerciali. Intanto, capii che era in corso la stretta interazione fra i sindacati, i quali pregognando di andare al governo, si prodigavano nella restaurazione di quel sistema che da antagonista si era andato lentamente trasformando in protagonista della gestione diretta del potere. Insomma, isindacalisti erano sinonimi di politici. Decenni di compromesso con il potere (i sindacati dei lavoratori nei ministeri non sono mai stati autarchici, seppure ne seminassero la dottrina e la filosofia) hanno sistematicamente scarificato gli interessi dei lavoratori, fino a impiantare le fondamenta che porteranno i leader cgil cisl e uil al potere legislativo e alla rappresentanza istituzionale all’estero. Per quel che mi riguarda, una cosa facile da capire ma ipossibile da ostacolare, perchè la ricchezza indotta era sinonimo del ritorno finanziario (ultramiliardario) che l’attività sindacale introitava per sé stessa, molto al largo del planetesimo di un progetto di rappresentanza dei lavoratori. In altre parole, il sitema corrotto di qualsivoglia tipo di finanziamento legittimo o illegittimo sorvolava sugli ideali delle associazioni. Io capii e continuo a dichiararmi estraneo per una sorta di eroismo a cui mi costringe il mio amore per la verità. La verità, come ho detto sempre, rende liberi; ma non ci sono dubbi che sono una vittima irreversibile di un mobing trentennale.
    Il mio potere si ferma alla mia libertà personale fattasi carisma dell’oppresso, allo scrivere le mie opinioni, dirle, pubblicarle e farle leggere. Scrivo ciò che leggete, perché nessuno vi ha mai detto, tranne noi del PTP, che i sindacati sono stati cancellati dal colpo di mano mondiale che ha cambiato improvvisamente e da un giorno all’altro, gli equilibri economici internazionali e i progetti programmatici costruiti per il sotanziale mantenimento del potere a scapito di qualsiasi interesse pubblico. E’ ovvio che sto parlando dell’11 settembre 2001 e della distruzione delle Twin Towers. Allora, non mi resta da ricordarvi che la storia si ripete, che ciò che è avvenuto continua ad avvenire, che Tomasi di Lampedusa insegna, che il potere del denaro è più forte di qualsiasi indignazione. Perciò, dobbiamo essere moderni, farci moderni. Dobbiamo cambiare modo di pensare gli equilibri di uno stato e di una nazione. Questa modernità è nella cultura, perché la cultura è il cibo dell’anima e i giusti, in senso assoluto, non sanno farne a meno.
    Grazie.

  2. Mi piace pensare all’economia e mi piace pensarla come ho sempre fatto in oltre trent’anni di impiego presso il ministero del Tesoro. Infatti, è dal 1977 che vivo questa condizione impiegatizia. Ahimè. Una condizione che mi ha visto intellettuale non protagonista di qualsivoglia vicenda politica importante si attribuisce alla storia italiana. A cominciare dal Min. Tesoro dominato dalla D.C., alla cooptazione dela Min. del Bilancio e Programmazione Economica, dalla eliminazione della Partecipazioni Statali alla pazzesca soppressione della Cassa per il Mezzogiorno, dalla Seconda Repubblica e Privatizzazione dei beni di proprietà dello Stato, alla terza Repubblica alla sparizione del Banco di Sicilia dopo il ribaltone di Oscar Luigi Scalfaro e quindi il governo fantoccio di D’alema, la soppressione del Provveditorato Generale dello Stato e di nuovo la Presidenza del Consiglio a Silvio Berlusconi con la nascita del Ministero dell’Economia e delle Finanze che opera una saldatura nominlistica tra la gestione amministrativa del denaro pubblico e quella fiscale. Nel frattempo, ho financo creduto che la lotta alla mafia dopo l’omicidio del Generale dalla Chiesa avesse preso la piega di un andazzo irreversibile e serio, italianamente dignitoso al punto da perdere il canonico connotato di Paese all’acqua di rose. Insomma, Falcone e Borsellino avrebbero definitivamente pulito l’Italia dalla criminalità organizzata subito dopo la bocciatura della “Lira Pesante” di Bettino Craxi. Le “Mani pulite” di Ant. Di Pietro costituivano il naturale proseguimento dell’arte della giustizia in italia che avrebbe inferto i colpi di grazia tanto ai delinquenti politici quanto a quelli ortodossi, che intanto partecipano attivamente alla sagra del pentitismo. Invero, tanti anni di speranzosa legalità si riveleranno un bluff madornale: l’Italia si trova strozzata in una paralisi amministrativa e politica incredibile. In altre parole, nulla è cambiato e “il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, va in ristampa. Il mio intellettualismo passa dalla immaterialità del neonumeno economico-politico, alla materialità di un saggio che costruisce le infrastrutture al sommerso istituzionale che è un intero pianeta, un universo di uomini e cose che remiga contro il popolo italiano e contro ogni speranza di legalità offerta dalla serie di micro riforme culturali che l’apparato istituzionale e la sicurezza interna dicono di mettere in atto. La mia opera discriminatoria spiega come ha operato e opera “lo sciacallaggio dogmatico e la delazione preterintenzionale”, meccanismi del potere che inseguono la restaurazione dell’inamovibilità degli uomini al governo. Io, me medesimo, oltre a piangere lacrime disilluse, rido; forse è disperazione, ma ho fatto l’bitudine ai tormentoni e alle masnade di pedissequi che subiscono la gerarchia e la burocrazia senza capire niente di quanto impoveriscono moralmente ed economicamemte l’Italia (a loro insaputa, ma sempre più allo sbaraglio). In altre parole, il lavoro nobilita l’uomo e non la produzione nè la redistribuzione delle ricchezze. Il lavoro così inteso, decade al giudizio di valore di routine e, scusatemi la crudezza, siamo all’apice del sofismo. La fine dell’iter sfocia nella rivoluzione monetaria dell’Euro che è un parto molto italiano di una rivoluzione economica davvero populista, almeno sulla carta e per le previsioni di sviluppo ultranazionale. Queste intenzioni, però, furono dei politici, ma non delle banche e dei principali operatori commerciali. Intanto, capii che era in corso la stretta interazione fra i sindacati, i quali pregognando di andare al governo, si prodigavano nella restaurazione di quel sistema che da antagonista si era andato lentamente trasformando in protagonista della gestione diretta del potere. Insomma, isindacalisti erano sinonimi di politici. Decenni di compromesso con il potere (i sindacati dei lavoratori nei ministeri non sono mai stati autarchici, seppure ne seminassero la dottrina e la filosofia) hanno sistematicamente scarificato gli interessi dei lavoratori, fino a impiantare le fondamenta che porteranno i leader cgil cisl e uil al potere legislativo e alla rappresentanza istituzionale all’estero. Per quel che mi riguarda, una cosa facile da capire ma ipossibile da ostacolare, perchè la ricchezza indotta era sinonimo del ritorno finanziario (ultramiliardario) che l’attività sindacale introitava per sé stessa, molto al largo del planetesimo di un progetto di rappresentanza dei lavoratori. In altre parole, il sitema corrotto di qualsivoglia tipo di finanziamento legittimo o illegittimo sorvolava sugli ideali delle associazioni. Io capii e continuo a dichiararmi estraneo per una sorta di eroismo a cui mi costringe il mio amore per la verità. La verità, come ho detto sempre, rende liberi; ma non ci sono dubbi che sono una vittima irreversibile di un mobing trentennale.Il mio potere si ferma alla mia libertà personale fattasi carisma dell’oppresso, allo scrivere le mie opinioni, dirle, pubblicarle e farle leggere. Scrivo ciò che leggete, perché nessuno vi ha mai detto, tranne noi del PTP, che i sindacati sono stati cancellati dal colpo di mano mondiale che ha cambiato improvvisamente e da un giorno all’altro, gli equilibri economici internazionali e i progetti programmatici costruiti per il sotanziale mantenimento del potere a scapito di qualsiasi interesse pubblico. E’ ovvio che sto parlando dell’11 settembre 2001 e della distruzione delle Twin Towers. Allora, non mi resta da ricordarvi che la storia si ripete, che ciò che è avvenuto continua ad avvenire, che Tomasi di Lampedusa insegna, che il potere del denaro è più forte di qualsiasi indignazione. Perciò, dobbiamo essere moderni, farci moderni. Dobbiamo cambiare modo di pensare gli equilibri di uno stato e di una nazione. Questa modernità è nella cultura, perché la cultura è il cibo dell’anima e i giusti, in senso assoluto, non sanno farne a meno. Grazie.

  3. Mi piace pensare all’economia e mi piace pensarla come ho sempre fatto in oltre trent’anni di impiego presso il ministero del Tesoro. Infatti, è dal 1977 che vivo questa condizione impiegatizia. Ahimè. Una condizione che mi ha visto intellettuale non protagonista di qualsivoglia vicenda politica importante si attribuisce alla storia italiana. A cominciare dal Min. Tesoro dominato dalla D.C., alla cooptazione dela Min. del Bilancio e Programmazione Economica, dalla eliminazione della Partecipazioni Statali alla pazzesca soppressione della Cassa per il Mezzogiorno, dalla Seconda Repubblica e Privatizzazione dei beni di proprietà dello Stato, alla terza Repubblica alla sparizione del Banco di Sicilia dopo il ribaltone di Oscar Luigi Scalfaro e quindi il governo fantoccio di D’alema, la soppressione del Provveditorato Generale dello Stato e di nuovo la Presidenza del Consiglio a Silvio Berlusconi con la nascita del Ministero dell’Economia e delle Finanze che opera una saldatura nominlistica tra la gestione amministrativa del denaro pubblico e quella fiscale. Nel frattempo, ho financo creduto che la lotta alla mafia dopo l’omicidio del Generale dalla Chiesa avesse preso la piega di un andazzo irreversibile e serio, italianamente dignitoso al punto da perdere il canonico connotato di Paese all’acqua di rose. Insomma, Falcone e Borsellino avrebbero definitivamente pulito l’Italia dalla criminalità organizzata subito dopo la bocciatura della “Lira Pesante” di Bettino Craxi. Le “Mani pulite” di Ant. Di Pietro costituivano il naturale proseguimento dell’arte della giustizia in italia che avrebbe inferto i colpi di grazia tanto ai delinquenti politici quanto a quelli ortodossi, che intanto partecipano attivamente alla sagra del pentitismo. Invero, tanti anni di speranzosa legalità si riveleranno un bluff madornale: l’Italia si trova strozzata in una paralisi amministrativa e politica incredibile. In altre parole, nulla è cambiato e “il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, va in ristampa. Il mio intellettualismo passa dalla immaterialità del neonumeno economico-politico, alla materialità di un saggio che costruisce le infrastrutture al sommerso istituzionale che è un intero pianeta, un universo di uomini e cose che remiga contro il popolo italiano e contro ogni speranza di legalità offerta dalla serie di micro riforme culturali che l’apparato istituzionale e la sicurezza interna dicono di mettere in atto. La mia opera discriminatoria spiega come ha operato e opera “lo sciacallaggio dogmatico e la delazione preterintenzionale”, meccanismi del potere che inseguono la restaurazione dell’inamovibilità degli uomini al governo. Io, me medesimo, oltre a piangere lacrime disilluse, rido; forse è disperazione, ma ho fatto l’bitudine ai tormentoni e alle masnade di pedissequi che subiscono la gerarchia e la burocrazia senza capire niente di quanto impoveriscono moralmente ed economicamemte l’Italia (a loro insaputa, ma sempre più allo sbaraglio). In altre parole, il lavoro nobilita l’uomo e non la produzione nè la redistribuzione delle ricchezze. Il lavoro così inteso, decade al giudizio di valore di routine e, scusatemi la crudezza, siamo all’apice del sofismo. La fine dell’iter sfocia nella rivoluzione monetaria dell’Euro che è un parto molto italiano di una rivoluzione economica davvero populista, almeno sulla carta e per le previsioni di sviluppo ultranazionale. Queste intenzioni, però, furono dei politici, ma non delle banche e dei principali operatori commerciali. Intanto, capii che era in corso la stretta interazione fra i sindacati, i quali pregognando di andare al governo, si prodigavano nella restaurazione di quel sistema che da antagonista si era andato lentamente trasformando in protagonista della gestione diretta del potere. Insomma, isindacalisti erano sinonimi di politici. Decenni di compromesso con il potere (i sindacati dei lavoratori nei ministeri non sono mai stati autarchici, seppure ne seminassero la dottrina e la filosofia) hanno sistematicamente scarificato gli interessi dei lavoratori, fino a impiantare le fondamenta che porteranno i leader cgil cisl e uil al potere legislativo e alla rappresentanza istituzionale all’estero. Per quel che mi riguarda, una cosa facile da capire ma ipossibile da ostacolare, perchè la ricchezza indotta era sinonimo del ritorno finanziario (ultramiliardario) che l’attività sindacale introitava per sé stessa, molto al largo del planetesimo di un progetto di rappresentanza dei lavoratori. In altre parole, il sitema corrotto di qualsivoglia tipo di finanziamento legittimo o illegittimo sorvolava sugli ideali delle associazioni. Io capii e continuo a dichiararmi estraneo per una sorta di eroismo a cui mi costringe il mio amore per la verità. La verità, come ho detto sempre, rende liberi; ma non ci sono dubbi che sono una vittima irreversibile di un mobing trentennale.Il mio potere si ferma alla mia libertà personale fattasi carisma dell’oppresso, allo scrivere le mie opinioni, dirle, pubblicarle e farle leggere. Scrivo ciò che leggete, perché nessuno vi ha mai detto, tranne noi del PTP, che i sindacati sono stati cancellati dal colpo di mano mondiale che ha cambiato improvvisamente e da un giorno all’altro, gli equilibri economici internazionali e i progetti programmatici costruiti per il sotanziale mantenimento del potere a scapito di qualsiasi interesse pubblico. E’ ovvio che sto parlando dell’11 settembre 2001 e della distruzione delle Twin Towers. Allora, non mi resta da ricordarvi che la storia si ripete, che ciò che è avvenuto continua ad avvenire, che Tomasi di Lampedusa insegna, che il potere del denaro è più forte di qualsiasi indignazione. Perciò, dobbiamo essere moderni, farci moderni. Dobbiamo cambiare modo di pensare gli equilibri di uno stato e di una nazione. Questa modernità è nella cultura, perché la cultura è il cibo dell’anima e i giusti, in senso assoluto, non sanno farne a meno. Grazie.

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