Articolo di Vito Mauro su Nino Aquila e la sua opera

 Di recente ho trascritto un intervento del dottor Nino Aquila, che aveva esposto in occasione di una ricorrenza in memoria del ciminnese professor Francesco Brancato, essendo stato il successore nella direzione del Museo del Risorgimento di Palermo.

Senza voler far torto a nessuno è stato l’intervento che ho riprodotto più velocemente, quello cui non era necessario fare aggiustamenti, perché con la sua voce tonda, chiara, precisa e riusciva a farsi seguire senza nessuna distrazione.

In quell’occasione il dottor Aquila, ha ricordato che annualmente si recava al cimitero di Ciminna per portare dei fiori a Ciccio Brancato, non è da tutti compiere azioni del genere, il dottor Aquila era un uomo di altri tempi, di quelli che oggi sono rari a incontrarsi.

Ho avuto la fortuna di consegnargli la pubblicazione in tempo affinché potesse gioirne.

Era un piacere colloquiare con il dottor Aquila, per la sua chiarezza espositiva, per il suo attivismo culturale.

In occasione di una mia visita, insieme al professore Tommaso Romano, in ospedale durante la sua degenza, ci diceva di suoi scritti pronti da pubblicare, non appena si sarebbe ripreso, sono convinto che provvederà il figlio a esaudire questo desiderio, che è un omaggio a Lui e alla cultura.

Una persona ordinata, attenta, scrupolosa e puntuale come pochi, fu Nino Aquila.

         Sempre disponibile a ogni richiesta di un suo intervento, sempre disposto a spostarsi pur di accontentare chi richiedeva una sua testimonianza. E aveva copiose memorie da raccontare per le sue molteplici passioni professionali e culturali. Lo faceva con piacere, con impegno, come un compito, come una missione culturale.

         Finché ci saranno persone, generose, oneste e gentili come il dottor Aquila, non dobbiamo disperare.

         Credo che gli amici e la città di Palermo non dimenticheranno il dottor Nino Aquila. Infatti, giorno 22 ottobre in occasione della presentazione di un suo libro postumo di poesie Luna nuova, la Sala Magna dello Steri era affollatissima.

L’evento coordinato con comprensibile emozione dal figlio Sergio, successore della grande eredità ricevuta, quella degli scritti, dei suoi pensieri, delle sue passioni e orgoglioso al contempo di aver avuto un padre grande e amoroso.

Aprendo gli interventi, il Magnifico Rettore, Prof. Roberto La Galla, ha affermato che «il dottor Aquila ha lasciato un’impronta che sarà certamente ricordata nel tempo. Una personalità con una signorilità naturale che ha avuto fino alla fine, accoppiata con un impegno civile, una capacità di analisi, un’intelligenza non comune, un ottimo radiologo, un fine poeta, un capace storico, caratteristiche riconosciute da tutti».

Il Magnifico Rettore, ha continuato dicendo che «figure come Nino Aquila ci mancano e ci mancheranno, in un periodo in cui tutto sembra impazzire, con il suo essere rimasto giovane anche da anziano, con la sua capacità, la sua curiosità per la cultura e per la gente, ci ha insegnato come si può essere cittadini e liberi». Ha terminato sostenendo che «oggi abbiamo bisogno di qualche Nino Aquila in più e qualche parolaio in meno».

A seguire, il Prof. Tommaso Romano, iniziando il suo intervento, evidenziando la difficoltà a nascondere l’emozione quando si parla di un Amico, ha affermato che «la poesia che ci consegna Nino Aquila è per sempre. La poesia di un uomo rinascimentale, con un fare per realizzare, per dare compiutezza. Egli fu rigoroso con se stesso, credeva nella poesia, con rispetto assoluto, come a un atto di sacralità».

Nino Aquila, ha continuato il prof. Romano, «aveva una capacità di dire con la parola la verità, mai stucchevole, mai abbarbicato al passato, ma sempre fedele alla tradizione con stile, con rigore, con garbo, con umiltà, con consapevolezza della vita. Amante della bellezza e della cultura ha coltivato un giardino che, anche per noi, resterà indelebile».

L’editore della casa editrice Kalos, Sicilia ha rilevato che Luna nuova è il primo libro di poesie che la casa editrice pubblica e questo «in considerazione della generosità culturale» del dottor Aquila.

Il Prof. Salvatore Lo Bue ha fatto risaltare come Nino Aquila «sia stata una delle poche persone che ha resistito alla città, che invece odia i suoi intellettuali e lui stesso ha vinto sulla sua città». Inoltre ha fatto emergere come Nino Aquila, «con la solennità del suo aspetto, nascondeva la sua malinconia e con la poesia riusciva a vedere oltre ciò che si vede normalmente, proprio come faceva da radiologo. Ha così raccontato la nostalgia delle cose perdute per sempre, la nostalgia di non poter tornare più indietro».

Ha concluso la presentazione del volume Luna nuova, il prof. Salvatore Di Marco, autore della prefazione, che ha rilevato come nella silloge di Aquila, «si trovano il suo passato, l’incontro con persone vicine, la madre cui fu radicalmente e profondamente legato e, a quasi novant’anni, ne parlava ancora con la tenerezza di un bambino. Ancora ricordando in versi l’amata sposa, e ne cogliamo il legame affettuoso con il figlio, vediamo i luoghi dell’infanzia, scorgiamo Palermo con i suoi profumi, ma scopriamo soprattutto la memoria».

Insomma, con il dottor Nino Aquila, abbiamo conosciuto un uomo, un intellettuale, un grande collezionista e storico della Filatelia di livello mondiale che, fra l’altro, con la storia dei francobolli dedicati a Palermo, con la monumentale storia del Teatro e con gli altri volumi editi da Thule, Bolaffi e Novecento resterà un alto interprete di uno stile, di una cultura, di un’epoca.

Vito Mauro

 

 

Articolo di Vito Mauro su Nino Aquila e la sua operaultima modifica: 2013-10-26T22:17:49+02:00da torreecorona
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